Icona: Sichem

Icona Sichem e col

Viviamo questa Convocazione come un momento di ricerca comune della volontà di Dio,per il rinnovamento profondo del nostro cammino e del nostro progetto di vita.
Per farlo ci introduciamo con la Parola di Dio che cercheremo di mettere a fondamento di questa giornata.
Mi sono chiesto qual era l’organizzazione dei tre testi che troviamo a pag. 2 del fascicolo. Mi pare di poter dare quasi un titolo ad ognuno di essi:
Il primo è la CELEBRAZIONE dell’ALLEANZA
Il secondo riguarda il CONTENUTO dell’ALLEANZA
Il terzo il FONDAMENTO che l’ALLEANZA esprime e proclama.

Il primo è un testo che riguarda la celebrazione dell’Alleanza . Se noi confrontiamo questo passo con l’altro racconto dell’Alleanza, che troviamo in Es 24,4-8, vediamo che qui manca qualcosa.
Nella celebrazione dell’Alleanza si faceva ricorso ad una grande aspersione di sangue.
Normalmente la celebrazione di una alleanza avveniva facendo una piccola incisione sull’avambraccio e mescolando il sangue di due persone per dire “tu appartieni alla mia famiglia, io appartengo alla tua”.
Non potendo fare questo con Dio si prendeva l’animale sacrificato, si raccoglieva il suo sangue, metà versata sull’altare e l’altra metà serviva per aspergere il popolo. Questa era l’indicazione di una vicendevole accoglienza nella vita.
Nel testo che abbiamo sentito leggere, tutto questo manca perché il testo più che descrivere la celebrazione dell’Alleanza mira a sottolineare il suo durare, il su permanere nel corso degli anni, nel corso del tempo. Per cui si dice si la sostanza dell’Amore “noi serviremo il Signore, nostro dio… noi obbediremo alla sua voce”, ma il problema è come rendere le persone, man mano che i giorni passano, consapevoli di questo.

Sono due gli strumenti di cui si serve Giosuè:
Giosuè scrisse queste cose nel libro della Legge.
Giosuè prese una grande pietra e la rizzò là.
Innanzitutto un’alleanza ha un libro della legge; non è solo un proposito “noi serviremo il Signore” ma è il proposito elaborato, tradotto in norme, in regole, in criteri, in decisioni fino a dar origine al libro della legge.
Così noi possiamo dire che la volontà di Dio, “servire il Signore “ del popolo di Israele ha dato origine a poco a poco al Primo Testamento, ha dato origine a poco a poco ai Vangeli, al Nuovo Testamento.
Possiamo chiederci qual è il libro della Legge in cui il proposito “noi serviremo il Signore, noi obbediremo alla sua voce” si è tradotto per voi.
Io credo che questo “ Libro della legge” che rende possibile il durare della Alleanza di Dio con voi siano le Costituzioni, ( mi sono documentato) composte nel 1912 approvate per la prima volta nel 1926.
Le Costituzioni vengono presentate nella maniera più semplice nel nostro testo, vengono presentate in quelle vigenti come “la voce dello Spirito che ci indica ancora una volta la via sulla quale siamo chiamate, ciascuna, a seguire Cristo in comunione di cuori e di vita fra noi, esse sono il dono di Dio”.
Se prendiamo il vostro primo Direttorio ecco che si torna ancora più indietro. Il Libro della Legge dice: “ Ogni cristiano è obbligato ad osservare i 10 comandamenti, se vuol essere un giorno nel numero degli eletti. Ed i Comandamenti di Dio è tenuta ad esattamente osservare l’anima religiosa, anzi i santi Voti.”
Possiamo ben dire che il Libro della legge attraverso cui è possibile per voi il durare dell’Alleanza è il libro delle Costituzioni; esso è .dice sempre il Direttorio, “ il modo pratico della forma di vita delle Serve di Gesù Cristo.”
C’è una seconda cosa che il nostro testo ricorda: “ Giosuè scrisse queste cose nel libro poi, perché non se ne perdesse la memoria, dice, rizzò là sotto il terebinto che è nel santuario del Signore una grande pietra e disse a tutto il popolo: Questa pietra sarà una testimonianza per noi!”
Insieme al libro della legge una grande pietra.
Mi sono chiesto quale doveva essere la pietra che è testimonianza dell’Alleanza di Dio con voi nella forma di vita delle Serve di Gesù Cristo.
Non credo di sbagliarmi molto se dico che la pietra preparata da Dio da sempre è la chiesina di S. Pietro.
E’ in essa che emerge il ricordo delle testimonianze della vita delle Serve di Gesù Cristo; quella pietra ha udito le preghiere che le Serve di G:Cristo hanno rivolto a Dio; quella pietra ha visto passare entusiasmi, amarezze, stanchezze.

Allora noi possiamo ben dire che il contenuto di questo testo di Giosuè è far celebrare l’Alleanza, ma soprattutto farla durare, perché quel proposito, “noi serviremo il Signore! Noi obbediremo alla sua legge!” non si perda.
Dice il nostro testo che vi è un libro della Legge, vi è una pietra rizzata dritta verso Dio perché ci ricordi quello che ci siamo impegnate a fare.
Dovremmo aggiungere una seconda cosa che il testo sottolinea: oltre a questi elementi, il libro della Legge e la Chiesina di S. Pietro che ricordano l’Alleanza di Dio con voi, queste realtà saranno una testimonianza per voi, saranno anche una testimonianza contro di voi; il ricordo dell’ideale di Dio, il ricordo di una testimonianza per voi e contro di voi.
Ci sono giorni in cui si attinge volentieri al patrimonio che Dio ha messo a disposizione di tutte noi e vi sono giorni in cui si guarda di malanimo quel patrimonio, che è testimone per noi e testimone contro di noi.
Mi sembra allora che questo passo del Libro di Giosuè dice: Sì, noi celebriamo la festa…badate di ricordare quello che Dio ha fatto per voi, perché quel ricordo non sia contro di voi.
E allora sia un ricordo che deve dare vita, sorreggere, incoraggiare, animare e portare a dire e ridire quello che ne è il contenuto.” Noi serviremo il Signore!”

Il secondo passo è quello dal libro del Deuteronomio 5,1-5 che possiamo intitolare il CONTENUTO dell’Alleanza.
“Noi serviremo il Signore!” Abbiamo visto che questo contenuto va precisato, va chiarificato, va elaborato, va concretizzato… e’ quanto prova a fare in qualche maniera questo brano.
Esso è l’inizio del secondo grande discorso di Mosè, (il libro ne ha tre) ed è l’introduzione del Decalogo ( il brano si conclude al vers,5,con il 6 inizia la versione del decalogo nel Deuter.)

Noi fermiamo la nostra attenzione su questo brano e proviamo a chiederci cosa dice a noi oggi.
Quando Mosè convoca l’assemblea, comincia il suo discorso così: “ Ascolta, Israele!”
Queste parole ritornano più e più volte nel libro del Deuteronomio, quasi sempre come l’inizio e l’introduzione . Le troviamo qui, poi in 6,4; in 9,1 ..
La Regola di S. Benedetto, che è alla radice della vita consacrata occidentale, comincia allo stesso modo: Ascolta, figlio!
Questa parola allora non è soltanto una introduzione di comodo, ma è qualcosa di profondo e di significativo; essa si rifà al testo che conosciamo bene di 1Sam 3,10.
Questo giovane ragazzo viene chiamato da Dio, ma non riconosce la sua voce; corre da Eli finchè Eli gli dice: “ se ti si chiamera’ ancora dirai : Parla, Signore, il tuo servo sta in ascolta!” Abbiamo in questo testo il legame tra il servo e l’ascolto..il servo sta in ascolto.
Questo ci serve per capire quale deve essere l’atteggiamento tipico della Serva di Gesù Cristo: con Samuele dovrebbe poter dire: Parla, o Signore, la tua serva sta in ascolto!
Dio non si vede, Dio si ascolta!
Stare in ascolto significa prontezza, disponibilità, generosità, significa una serie di atteggiamenti interiori e spirituali che danno qualità, completamento, pienezza al rapporto con Dio.
Sta in ascolto di Dio chi lo ama, chi teme di perderne una parola, chi è disponibile a ciò che Dio vuole, chi lo segue, chi è pronto per Lui.
Noi troviamo dei commenti amari a questo ascoltare la parola di Dio in Mt 7,24-27 “chi ascolta la Parola di Dio e non la mette in pratica è simile ad uno stolto…. Oppure in Mt 13, 18-23 dove la parola di Dio è paragonata a un seme che può cadere su un terreno sassoso, in mezzo alle spine e non trovare di conseguenza l’atteggiamento, la prontezza, la disponibilità per crescere.
Abbiamo anche l’episodio di Maria: ella è la serva pronta a dare esecuzione alla Parola del Signore: ”Avvenga di me quello che hai detto!”
“Ascolta, Israele!” evoca un atteggiamento più interiore di disponibilità; evoca la possibilità di staccarsi da Dio, ma anche la possibilità del servirlo, dell’amarlo, del dedicarsi totalmente a Lui.
Il nostro testo non lascia dubbi su quella che è la sua intenzione..intende esortare ed incoraggiare Israele: Ascolta le leggi e le norme che oggi proclamo dinanzi a voi! E continua: Imparatele e custoditele e mettetele in pratica!
Noi tradurremmo semplicemente: Teneteci alla Parola di Dio, teneteci al suo ascolto!
Il Deuteronomio offre, nel cap 6, tutta una serie di indicazioni per non dimenticare la parola di Dio.
Comincia col dire che la si ascolta col cuore, interiormente e a dirlo è lo SHEMA il grande testo di deut 6,4-9 e la Parola di Dio la dobbiamo portare, come segno, dappertutto, appesa agli abiti, come un pendente tra gli occhi.
Ancora adesso, nelle case del pio ebreo,sulla porta o sullo stipite ci sono delle piccole scatolette contenenti alcuni versetti della Parola: sono le Mezuzah…il ricordo esterno di quello che è l’attenzione interiore.
Il sal 121,8, che il pio ebreo recita mentre entra ed esce dalla porta di casa sua, con la mano tocca la mezuzah dicendo: Il Signore custodisce il tuo entrare ed il tuo uscire, sia benedetto il Nome del Signore!
Allora è importante non solo richiamare i valori, ma, sempre nel Deuteronomio, tradurli in gesti: ascolta, impara, custodisci, metti in pratica… Israele aveva creato i filatteri, dei rotolini attaccati alla frangia del vestito, le mezuzah ( a volte ci fa un po’ sorridere) per non dimenticare mai quello che Dio aveva fatto per il suo popolo.
Noi dobbiamo chiederci qual è la realtà concreta che ci permette di ricordare il contenuto dell’Alleanza, di ascoltare la Legge e le norme, di impararle, di metterle in pratica. Qual è la realtà concreta che è sotto i nostri occhi…..
Io credo che noi possiamo dire che il Sinai della Serva di Gesù Cristo, la montagna dove Dio ha dato la sua Legge, è l’Eucaristia!
Sono i testi del Direttorio a non lasciar alcun dubbio. “Felice l’anima che fa della SS.Eucaristia il centro di tutti i suoi affetti” Il venire a contato con Gesù come non trasformerà la persona? “…aiutata dalla sua grazia, vivrà dello spirito della sua Congregazione, raggiungerà il fine primario, la propria santificazione” “Imitare Gesù vittima sui nostri altari vuol dire imitare Gesù che soffre, sopporta, si sacrifica…”
Ecco allora che noi non abbiamo più dei richiami esteriori..i filatteri…la mezuzah…noi abbiamo dei richiami molto concreti: l’Eucaristia che celebriamo ogni giorno, l’adorazione spontanea davanti a Gesù come una maniera attraverso cui ascoltiamo, contempliamo, ci mettiamo di fronte al Signore per lasciarci irradiare da Dio e, irradiati da Dio e dal suo amore, lasciarci trasformare.
E’ l’Eucaristia la realtà concreta che noi possiamo tenere, pensare, mangiare, fare nostra, sentire come compagna di viaggio della nostra giornata.
Allora mi sembra che noi abbiamo qui il valore fondamentale di questo secondo brano: il Signore ci invita ricordare non solo con il Libro della Legge e con la stele rizzata che Egli ha una Alleanza con noi, ma Egli stesso è presente perché lo vediamo, lo adoriamo, gli parliamo, lo lasciamo entrare nella nostra vita e operare in noi.

Il Signore, dice il nostro testo, non ha stabilito questa Alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui tutti in vita.
Il testo, messo sulle labbra di Mosè, voleva essere una indicazione di coloro che avevano vissuto l’Esodo, ma noi sappiamo che il testo del Deuteronomio è stato scritto sotto Giosia, attorno al 620 prima di Cristo, quasi 600 anni dopo l’avvenimento dell’Esodo.
Allora ci chiediamo che cosa vuol dire questa affermazione.. vuol dire che l’Alleanza che noi ricordiamo “….serviremo il Signore, obbediremo alla sua voce, la ascoltiamo, la impariamo, la custodiamo, la mettiamo in pratica..” non riguarda chi è venuto prima di noi, chi c’era nei giorni degli inizi, ma tutti noi che siamo qui oggi tutti in vita. Questa parola riguarda noi.

Quando l’autore del Deuteronomio scriveva queste parole aveva ben poche illusioni: il popolo di Israrele non era un popolo di santi, ma di peccatori e tuttavia a quel popolo debole e peccatore Mosè, o l’anonimo autore faceva dire a Mosè: questa Alleanza è per noi che siamo qui oggi in vita, nonostante i nostri peccati.

Mi sembra che questo gesto significhi che ciascuno di noi assume il volto di un inviato di Dio, per servire la parola, per mostrarla, per chiarirla e , tra noi, dobbiamo prestare attenzione certo all’Eucaristia, ma anche ai mediatori.
“Il Signore, dice questo testo, non vi ha parlato faccia a faccia sul monte, dal fuoco, mentre io stavo tra il Signore e voi per riferirvi la Parola del Signore.”
I mediatori sono color che salgono fino a Dio e ne discendono portando le indicazioni di un cammino che anche gli altri possono fare.
Allora noi possiamo dire che i mediatori sono i santi e che sono i mediatori di un cammino che conduce a Dio e che la Chiesa ha riconosciuto come in grado di condurre a Dio. Tra i mediatori c’è anche la vostra Fondatrice, la sua Regola approvata è un cammino che conduce a Dio.
Allora se il testo di Giosuè, il primo che abbiamo considerato, dice che c’è un libro della Legge, vi è una stele a testimonianza per voi e contro di voi, questo testo del Deuteronomio dice più ancora: vi è un monte dove si incontra Dio, un monte in cui Egli ci apre il suo cuore, il monte della Comunione con Lui, il monte dell’Eucaristia e vi è chi in quella Eucaristia è entrata a tal punto e ne è uscita da poter tacciare un cammino sul quale camminare per diventare sempre più persona di Dio, Serve dell’amore di Cristo.
Ecco allora che questo secondo passo ci permette di interiorizzare maggiormente l’Alleanza, le Costituzioni, la chiesa di S. Pietro, l’Eucaristia, l’insegnamento, l’eredità spirituale di madre Ada.

Il terzo brano è preso dal profeta Isaia, cap.43,1-7. Nonostante sia attribuito a Isaia, questo passo è di un autore anonimo, vissuto circa 200 anni dopo il grande profeta, che si ispira a lui per le idee, il linguaggio, ma che si trova a vivere in periodo pesante e drammatico durante l’esilio, non tanto in Assiria, quanto a Babilonia.
Durante l’esilio il popolo vive un momento di tristezza, amarezza, scoraggiamento: come possiamo lodare il Signore, cantare i canti di Sion in una terra straniera?
Il popolo comincia a dire: Forse la nostra vita passa inosservata al nostro Dio.”

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